A cura di Rosa Bianco
La prima donna che voglio proporre, senza rispettare la linea diacronica del tempo, è Vittoria Colonna, non solo perché sono stata un’appassionata studiosa del Rinascimento italiano, ma anche per fare un omaggio alla mia città, essendo Vittoria la signora del Rinascimento napoletano.
Appartenente alla nobile famiglia dei Colonna in quanto figlia di Fabrizio Colonna e di Agnese di Montefeltro, dei Duchi di Urbino, ella stessa ebbe il titolo di marchesa di Pescara. I Colonna erano, in quegli anni, alleati della famiglia D’Avalos e, per suggellare tale alleanza, concordarono il matrimonio fra Vittoria e Ferdinando Francesco ( detto Ferrante) quando ancora erano bambini. I due si sposarono il 27 dicembre 1509 ad Ischia, nel Castello Aragonese.
Con l’arrivo della duchessa Vittoria Colonna sposa, all’età di 19 anni, di Ferdinando Francesco d’Avolos nel 1509, la vita nel castello aragonese di Ischia cambiò radicalmente. Donna affascinante e bellissima, leggiadra danzatrice e una delle più grandi poetesse del ‘500, definita la Petrarca femminile, attirò un gran numero di artisti, studiosi, umanisti e poeti tra cui Jacopo Sannazzaro, Benedetto Cariteo e Michelangelo Buonarroti, nominato Commissario generale delle fortificazioni. Quest’ultimo, legato da grande amicizia con Vittoria, le dedicò versi ispirati; si affacciava sovente dalla torre Guevara, posta avanti il castello, per ammirare la sensuale castellana.
La signora dell’isola nelle sue “Rime” cantò l’amore per il marito, definendolo il suo sole.
Arrivarono anche le tele di Leonardo da Vinci; si narra che la donna della “Gioconda” era una signora sempre in compagnia di Vittoria e di sua zia Costanza d’Avalos, definita la Sibilla di Ischia per la sua bellezza. Il matrimonio con D’Avalos, sebbene combinato per servire le politiche di famiglia, riuscì anche dal punto di vista sentimentale, ma i due coniugi non trascorsero molto tempo insieme a Ischia dove si erano stabiliti, perché Ferdinando Francesco nel 1511 partì in guerra agli ordini del suocero per combattere per la Spagna contro la Francia. Fu preso prigioniero in occasione della Battaglia di Ravenna nel 1512 e deportato in Francia. Successivamente, divenne un ufficiale dell’esercito di Carlo V e rimase gravemente ferito durante la Battaglia di Pavia, il 24 febbraio 1525. Vittoria partì subito per raggiungerlo ma la notizia della sua morte la colse mentre era in viaggio. Cadde in depressione e meditò il suicidio ma riuscì a riprendersi anche grazie alla vicinanza degli amici. Decise di ritirarsi in convento a Roma e strinse amicizia con varie personalità ecclesiastiche che alimentavano una corrente di riforma all’interno della Chiesa Cattolica, tra cui, soprattutto, Juan de Valdés e Bernardino Ochino.
Nel 1536 o 1538 è da collocarsi il primo incontro con Michelangelo Buonarroti.[2] Nel 1539 rientrò a Roma dove crebbe l’amicizia con Michelangelo, che la stimò enormemente e su cui ebbe una grande influenza, verosimilmente anche religiosa.
La poesia più famosa che Michelangelo dedicò a Vittoria : A Vittoria Colonna
Un uomo in una donna, anzi uno dio,
per la sua bocca parla,
ond’io per ascoltarla
son fatto tal, che ma’ più sarò mio.
I’ credo ben, po’ ch’io
a me da lei fu’ tolto,
fuor di me stesso aver di me pietate;
sì sopra ‘l van desìo
mi sprona il suo bel volto,
ch’io veggio morte in ogni altra beltate.
O donna che passate
per acque e foco l’alme
a’ liei giorni,
deh, fate c’a me stesso più non torni.
(Rime, Michelangelo Buonarroti)
Io e Vittoria:
Attraverso gli studi universitari sul Rinascimento mi innamorai talmente della figura di questa donna, che ordinai alla libreria Trevers in via dei Mille a Napoli lo stesso Canzoniere di Rime amorose, edito da Laterza, casa editrice di Firenze, specializzata in libri del Rinascimento. Aspettai più di un mese perché è un libro da collezione, stampato su carta Amalfi. Chi è un esteta, innamorato del passato, può capire cosa si prova a possedere e a sfogliare e leggere un libro così. Ma non è finita qui! Mi fu regalato da un Uomo molto colto, mille volte più di me, che mi amava sinceramente, con la dedica (eseguita naturalmente con la penna stilografica): “come Michelangelo per Vittoria”!Non credo che donna fu più felice di me quel giorno nel ricevere un tale dono, dove ritrovavo tutto quello in cui credevo di più bello … e in cui credo ancora!
Vittoria fu una donna tormentata dalla passione d’amore per un marito bestiale, straordinariamente bello, capace di sedurre le donne solo con il riflesso d’oro dei suoi speroni; arido e insicuro, gran puttaniere che compensava l’animale ignoranza con prodezze di gran d’uomo per svilire la moglie. E più lui ne maltrattava l’orgoglio pìù lei affascinava con i suoi versi. Per lei si spese in sonetti deliranti d’amore Michelangelo Buonarroti. Antigone ribelle, Vittoria, dolente, eroica, Antigone martire, figlia, ma anche sorella che si oppone alle leggi della città, in nome di leggi non scritte che appartengono al cuore dell’uomo. Per lei sola si ergeva la roccaforte preziosa in mezzo al mare, come la vergine ‘scarola’, rapita dai saraceni, lei trionfa ‘victoriam’ sul mare e sul tempo, trionfa nella storia delle donne, che vissero nella fortezza che diede il nome di Ischia all’isola greca ‘Pitecusa’, prezioso scrigno di memorie napoletane! Nascondiglio inespugnato di esuli di corte, vomito di vulcano del gigante Tifeo, confinato nelle viscere del mare di Zeus. Sposa Ferrante d’Avalos per ragioni di stato, ma lo amerà per tutta la vita. Soffriva in silenzio dei suoi tradimenti. Per quel villano galoppò da Napoli diretta a Milano, sapendolo sul punto di morte per poter finire con lui.
Ma a Viterbo svenne alla notizia che era morto, lasciandola sola. Nessuna consolazione per il dolore d’amore, nessun madrigale che potesse mitigare la sua sofferenza. Così il castello di Ischia divenne l sua cittadella abituale. Qui compose un nuovo Canzoniere per il suo “bel sol” perduto, mentre Michelangelo settantenne si affannava al giudizio Universale. In questi anni ella divenne musa non solo del geniale maestro, ma anche di un bel cenacolo di letterati umanisti, tra cui il Sannazzaro. In bilico verso l’eresia Vittoria protesse il teologo Valdes e Ochino, primo evangelico che lasciò l’Italia per diventare evangelico. La morte la colse a Roma il 25 febbraio del 1547 dopo una lunghissima malattia. Michelangelo, suo devoto ammiratore, non smise mai di vegliarla e inconsolabile per il dolore di quella perdita scrisse: “Morte mi tolse un grande amico”!
Questa cosa pensata da un uomo vissuto 500 anni fa mi ha sempre scioccato! Con Michelangelo si supera per la prima volta nella storia dell’occidente la differenza di genere. Grandissimo umanista Michelangelo è un antesignano del femminismo dei nostri tempi, un precursore della lotta delle donne per le pari opportunità! Grazie al valore e ai meriti di una donna eccezionale, quale fu Vittoria Colonna…