A cura di Rosa Bianco
Alla morte del padre Teone, matematico-astronomo, Ipazia (370 ca. – 415) ne eredita legittimamente il posto a capo della scuola neoplatonica d’Alessandria. Non prende marito, sentendosi già «sposata alla verità». I suoi scritti sono andati perduti, ed è difficile ricostruirne il pensiero; sono piuttosto le testimonianze dei contemporanei a dare notizia della sua fama. Sinesio, lo studente venuto da Cirene e futuro vescovo di Tolemaide la chiama «madre, sorella, maestra e benefattrice», e le fonti la ritraggono come una scienziata e filosofa dai talenti insoliti che partecipa attivamente alla vita politica: «Per la magnifica libertà di parola e di azione che le veniva dalla sua cultura, accedeva in modo assennato anche al cospetto dei capi della città e non era motivo di vergogna per lei lo stare in mezzo agli uomini: infatti, a causa della sua straordinaria saggezza, tutti la rispettavano profondamente e provavano verso di lei un timore reverenziale», lo scrive Socrate Scolastico. A un secolo di distanza Damascio , che pure la considera «inferiore in quanto donna» e quindi inadatta alla filosofia, esprime lo stesso giudizio: «di natura più nobile del padre, non si accontentò del sapere che viene attraverso le scienze matematiche a cui era stata introdotta da lui ma, non senza altezza d’animo, si dedicò anche alle altre scienze filosofiche. La donna, gettandosi addosso il mantello e uscendo in mezzo alla città, spiegava pubblicamente a chiunque volesse ascoltarla Platone o Aristotele o le opere di qualsiasi altro filosofo… era pronta e dialettica nei discorsi, accorta e politica nelle azioni, il resto della città a buon diritto la amava e la ossequiava grandemente, e i capi, ogni volta che si prendevano carico delle questioni pubbliche, erano soliti recarsi prima da lei, come continuava ad avvenire anche ad Atene. Infatti, se lo stato reale della filosofia era in completa rovina, invece il suo nome sembrava ancora essere magnifico e degno di ammirazione per coloro che amministravano gli affari più importanti del governo».
Nonostante vivesse in un’epoca fortemente influenzata dalla misoginia aristotelica, in cui le donne venivano considerate esseri inferiori, Ipazia divenne così celebre per il suo acume filosofico che molti affrontavano lunghi viaggi per ascoltare le sue lezioni. La sua vita si concluse con una tragica morte, dovuta alle persecuzioni cristiane contro i rappresentanti della scienza ellenistica, che proponevano un razionalismo inconciliabile con la religione emergente. Accadde infatti che alcuni cristiani tra cui il vescovo Cirillo, divenuto Patriarca di Alessandria nel 412, sfruttarono abilmente i conflitti sociali tra le diverse etnie esistenti in città e, dopo la cacciata degli ebrei, iniziarono la sua epurazione dagli “eretici” neoplatonici.
Fu così che Ipazia, pagana, ma convinta sostenitrice della distinzione tra religione e conoscenza, donna che rappresentava una provocazione per la sua condotta di vita indipendente, per l’impegno civile e per la sua influenza politica, cadde vittima di tale persecuzione. Durante un agguato, tesole da un gruppo di fanatici cristiani, fu fatta letteralmente a pezzi. Con lei moriva l’ultima scienziata eminente di quell’epoca. L’antica filosofia e scienza ellenistiche vennero riscoperte soltanto nel Rinascimento, un millennio dopo.
Io e Ipazia: C’ é un particolare nelle mie ricerche su Ipazia, che si rifà al mio principio ologrammatico “tutto torna”! Nella Scuola di Atene, il celebre affresco di Raffaello Sanzio, situato nella Stanza della Segnatura, una delle quattro “Stanze Vaticane”, poste all’interno dei Palazzi Apostolici, del quale ho parlato qui qualche settimana fa, fra i filosofi dipinti, l’unica donna raffigurata é IPAZIA. Scelta RIVOLUZIONARIA da parte di Raffaello: ancora una volta é solo in pieno Rinascimento che alla donna si comincia a riconoscere, per la prima volta nella storia dell’umanità, dignità e valore, al pari dell’uomo, grazie alle idee dell’Umanesimo trionfante! La Scuola di Atene é una delle opere pittoriche più rilevanti dello Stato della Città del Vaticano, visitabile all’interno del percorso dei Musei Vaticani, che io ammirai a soli 20 anni.
Se si rammenta che Ipazia fu massacrata da un gruppo di monaci cristiani fondamentalisti che avevano epurato la città di Alessandria prima dagli ebrei e poi dai pagani, considerati eretici, e che il dipinto è sito in un palazzo del Vaticano, questa peculiarità é doppiamente RIVOLUZIONARIA: una donna filosofa, unica tra tanti uomini, e per di più martire PAGANA in casa VATICANA!!
Come dire GRANDEZZA al quadrato e anche la grande madre chiesa non poteva non riconoscere a questa donna doti enormi, una grandezza e una profondità di pensiero che prescinde dalla fede religiosa!!!
Molto interessante la storia di Ipazia che conoscevo solo in parte. Un personaggio notevole e affascinante… Grazie