Napoli non è semplicemente una città, Napoli è tante cose: una città studiata e mai capita, benedetta e mai salita in paradiso, sempre a metà tra un vulcano e i pesci, tra magnifico e atroce. Solo qui prende forma lo spettacolo vero della vita popolare. Impossibile restarvi indifferenti.
Arrivo con tanta diffidenza e tanta voglia di conoscere, osservare, capire. Prima di raggiungere Scampia, meta di questa tappa, incontro il sindaco Luigi De Magistris a Palazzo San Giacomo, nel cuore elegante della città, saranno quindici minuti molto utili, soprattutto a me, per capire il personaggio e quanto vedrò di li a poco.
Attraverso la città, i vicoli dei quartieri spagnoli, Chiaia, il Rione Sanità con la maestosa Basilica di San Gennaro fuori le mura, Corso Vittorio Emanuele, piazza Mazzini, Capodimonte, Piscinola; basta un passaggio veloce tra il continuo suono dei clacson per iniziare a respirare quell’essenza che mescolata all’aroma di caffè ti fa sentire altrove.
Arrivo a Scampia che il sole di questi giorni rende incandescenti i lunghi viali d’asfalto, quasi senza accorgermene passo accanto alle famose Vele che viste da qui fanno meno effetto che in televisione. La meta è il centro territoriale Mammut, in piazza Giovanni Paolo II (già piazza Grandi Eventi) una spianata di cemento che disorienta tanto è grande. Alessandra è di Modena, ci siamo incontrati questa estate e le ho chiesto di venire a Scampia per vedere coi miei occhi. È lei, formatrice di talento ed appassionata, a Napoli da sei anni, a spiegarmi l’attività del centro territoriale, i progetti, la scuola di italiano per i migranti ma soprattutto la presenza su un territorio dove il sangue spesso vale meno di un bicchiere d’acqua.
Giovanni invece mi parla di come è nato il quartiere che doveva essere residenziale e diventato poi quello che è a seguito del terremoto del 1980. Finiamo a parlare di scuola, e del fatto che la Campania sia la prima regione italiana in fatto di abbandono scolastico. Su questo campo il Mammut fa molto, ma è la scuola italiana – secondo lui – a non essere a misura di studente soprattutto qui.
Vado poi a piazza telematica, che di telematico ho solo il nome. Sarebbe dovuta diventare una struttura 2.0 è rimasta un’opera incompiuta. Incontro Patrizia Palumbo, presidente dell’associazione Dream Team donne in rete, il suo entusiasmo è contagioso e le “sue donne” eccezionali. Pina, una delle antigoni napoletane, mi racconta la sua storia di coraggio, lei a cui avevano tolto la libertà in casa sua che ha sfidato il “sistema” e oggi si impegna per dare un futuro alle donne di Scampia.
Salutata Patrizia e le sue donne non posso mancare l’appuntamento all’ARCI Scampia con Mister Piccolo, un’istituzione nel quartiere, che ha costruito una favola sportiva (e non) fatta di campi di calcio ben curati e tanta passione. Qui si fa settore giovanile e i ragazzini del posto ai quali spesso i sogni sono negati su questo prato verde possono sognare rincorrendo un pallone.
Girando per questi viali di cemento dove il tempo scorre lentamente, osservando il lavoro di Alessandra, Giovanni, Chiara, Vale, Patrizia, Mister Piccolo, Luca vedo la straordinaria possibilità – che ha questo quartiere – di essere continuamente altro rispetto agli stereotipi che lo affliggono.
E qui, a Scampia, che mi piace definire come la vertigine del mondo capisco la frase di una canzone di Jovanotti, la vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare.
Tratto dal Blog “I care” di Ciro Alessio Pecoraro – alessiopecoraro.it