In attesa di ripartire con i lavori che impegneranno l’associazione DREAM TEAM nella progettazione delle attività in vista dell’ 8 marzo 2011, vi riproponiamo l’intervento con cui la Presidente Patrizia Palumbo ha partecipato alla precedente edizione di Marzo donna 2010 “Città: femminile plurale. Vivere, con/vivere, condividere”. Il contributo è stato espresso in occasione del tavolo tematico: Il lavoro delle donne (occupabilità, conciliazione, inclusione e imprenditorialità).
Conviviamo mi era sembrata una parola così bella, quando l’ho espressa in una riunione del forum. Esprimeva in modo assoluto determinati valori che, posso dire, nel mio territorio sono abbastanza radicati, una prospettiva interculturale, se intendiamo la convivialità come la capacità di vivere assieme, riconoscendo che l’altro esiste.
Io lo vedo che esiste, molte sono le donne che incontro giorno per giorno, detengono in larga percentuale il destino e le economie delle loro famiglie e nel sentirmi impotente nell’aiutarle, mi è venuto alla mente ancora un’altro termine: sopravvivere. Si è quello giusto, non ne posso usare un altro, se penso a Cristina, a Marta, a Patrizia, a Lena ecc. Loro sopravvivono, cercando di andare avanti, lavorando precariamente, crescendo i figli, pigliando botte, convivendo con una vita che non offre niente, neanche un po’ di dignità, con la scarsa disponibilità dei servizi sociali. Ogni storia è diversa da un’altra, uno scambio solo di dolore che ti porta a compatirle (nella parte più sublime della compassione).
Allora facciamo questo passo indietro per domandarci: c’è una soluzione a tutto questo? Come possiamo rendere questo territorio vivibile per convivere in pace, condividendo tutte le nostre esperienze? Si era pensato ad una riqualificazione urbana, il ripristino di condizioni di sicurezza per i/le cittadini/e; strumenti di microcredito, promosso da qualificati organismi del Terzo settore e della Finanzaetica, sembravano delle belle idee per aiutare queste donne in un processo di riqualificazione, per portarle alla nascita di piccole imprese. Sono sempre convinta che sarebbe la soluzione ideale, ma sfruttando le risorse del territorio, come piccole cooperative artigianali, da supportare sia nello start up, sia nella crescita graduale che nella concorrenza del mercato straniero, attraverso un monitoraggio costante e competente.
Favorire lo sviluppo personale di donne in grado di promuovere la crescita sociale ed imprenditoriale del territorio.
Creare un polo di servizi, dove si possa crescere culturalmente, cercando di abbassare la percentuale di mancata scolarizzazione, dove si possano accrescere le competenze, con percorsi di accompagnamento, servizi di conciliazione… Piccoli interventi, ma costanti e duraturi, sostegno attivo per l’autodeterminazione e l’affermazione dei propri valori.
Dobbiamo vedere prima dove abbiamo fallito, non perseverare negli errori continuando a portare avanti progetti inutili, bisogna fare un atto di coraggio: un passo indietro e ricostruire.
Se il cambiamento deve venire da noi, facciamo vedere quanto coraggio abbiamo per ricominciare, ma con il piede giusto senza scendere a compromessi, altrimenti saremo sempre al punto di partenza e, quindi, sopravvivremo sempre.