Il 14 febbraio 2013 ci sarà la danza mondiale delle donne contro il femminicidio, in tutto il mondo e Napoli e in Italia: le donne contro la violenza sessuata. Ogni danza nel suo contesto, ogni danza in un paese impreparato dove politica e cultura tentano di dire a volte troppo e male.
Violenza è una contro le donne, ma sono tanti i modi di esercitarla, spesso i poteri scelgono di occuparne politicamente solo una.
Per gli Italiani il femminicidio sembra riguardare “un amore malato di mariti, compagni, fratelli, padri e qualche amico di famiglia”: la sopraffazione esercitata al di fuori della famiglia è ricacciata nell’ombra. Tempo fa era indotta e suggerita una percezione contraria: la famiglia doveva essere considerata il luogo della protezione. Si tratta della sovrapposizione alterna, per confondere e non affrontare le enormi connivenze e responsabilità pubbliche.
La propaganda mediatica strumentalizza le parole delle donne: la danza parla un linguaggio chiaro e inequivocabile.
Ognuna può evocare l’altra e la sua tragedia, l’altra e la sua ribellione superando distanze e verbi.
In Italia l’adesione di tante non può essere l’occasione per far esprimere fittizie indignazioni, da parte di chi dovrebbe esitare a sfruttare anche questo grande evento mondiale per incrementare un presenzialismo elettorale che finora ha escluso e allontanato la soggettività politica delle donne.
Tutte insieme abbiamo risposto ad passaparola e “one billion rising” può, anche a Napoli, essere un evento corale, mirato a far comprendere che la violenza per essere eliminata deve essere il paradigma della rinegoziazione della politica. Rispondiamo all’invito ed invitiamo ad essere insieme per “farci vedere più forte”.
UDI di Napoli