Riceviamo e pubblichiamo volentieri il comunicato stampa dell’UDI di Napoli in merito all’esposizione della gigantografia di Hagar Roublev, israeliana, femminista, pacifista, cofondatrice del Movimento Donne in Nero contro la guerra, che da oggi 14,30 – su richiesta delle donne di Napoli, col sostegno operoso di Elena Coccia e la condivisione di Simona Marino – campeggerà sulla facciata del palazzo del Consiglio Comunale di via Verdi.
Non solo il ricordo dei gesti e delle parole, anche la loro attualità di fronte a uno scenario che manca dell’ardimento individuale e collettivo espresso dal pacifismo femminista e da quello di tante donne che a quello si affidano.
La retorica delle guerre è costellata di martiri, eroi, di morti per la patria e di madri raffigurate nel terribile gesto di donare i propri figli alla patria.
A questa retorica serve il silenziamento delle parole e della memoria: è nel silenzio che la logica delle guerre si ancora alle coscienze civili. È dove scorrono le lacrime e il dolore che i complici degli eccidi si affannano a sostituire le proprie voci a quelle delle testimoni, affollando con pretesti la mistica guerriera dell’una e dell’altra parte.
C’è un altro silenzio, però, ed è quello che, dagli ultimi anni del millennio passato fino a oggi, si è espresso con molte ragioni e in modo ineludibile attraverso i corpi di migliaia di donne nelle piazze in tutto il mondo: dalla Palestina al Kosovo, dall’Iraq alle guerre invisibili in Colombia e ovunque il linguaggio della ragione lascia il passo al ricorso alle armi. Il silenzio presente ed eloquente delle Donne in Nero. È la pratica originata dal gesto simbolico di Hagar Roublev, israeliana, che nel 1988, il 9 gennaio, scese in piazza con altre sette donne, tra Palestinesi e Israeliane, vestite di nero per manifestare in silenzio il rifiuto delle logiche armate. Il silenzio come un’arma per far tacere le armi. Il silenzio e che ha dato parola a migliaia di donne contro tutte le guerre.
La scommessa di Hagar è stata una scommessa vinta, e con lei l’hanno vinta migliaia di donne che ancora oggi nel mondo si interpongono alle guerre, affermando che l’autorevolezza delle madri non è quella che offre i figli alla patria, ma quella che offre ragioni all’abbandono delle armi.
Fino alla sua morte, il 21 agosto del 2000, Hagar ha lottato per tutto questo e le femministe in tutto il mondo hanno raccolto la sua eredità, che, se può essere silenziata, non ha smesso di contaminare i gesti di donne e uomini in tutto il mondo.
Commemorarla oggi ha più che mai il senso di dare forza a chi pensa, e Napoli è città di pace, che nessuno può dichiararsi impotente di fronte alle guerre.
Il modo più significativo e insieme semplice è quello di esporre, in nome di tutte le cittadine di Napoli l’effige di Hagar, nel 14° anniversario della sua morte, con le sue parole: “FUORI LA GUERRA DALLA STORIA”.
Stefania Cantatore
(UDI di Napoli)