A cura di Rosa Bianco
Trotula De Ruggiero fu la più famosa delle ”Mulieres Salernitanae”, le Dame della Scuola Medica di Salerno, dove la scienziata studiò e insegnò. Le sue teorie precorsero i tempi in molti campi tra cui quello della prevenzione e dell’igiene. Fu autrice di trattati di medicina che mostrano eccezionali conoscenze in campo dermatologico, ginecologico ed ostetrico. La sua figura si inserisce nella lunga tradizione – che attraversa l’Antichità e il Medioevo – delle donne attive in professioni mediche. La sua eccezionalità è dovuta al fatto di aver scritto il proprio insegnamento, ponendolo sul piano di un sapere tramandabile.
La Schola Medica Salernitana era una scuola di medicina altomedievale nella città di Salerno e la più importante fonte originaria delle conoscenze mediche in Europa in quel momento. La scuola raggiunse il suo splendore tra i secoli X e XIII, durante gli ultimi decenni del regno longobardo. Nella scuola, le donne furono coinvolte come insegnanti e studentesse, per l’apprendimento della scienza medica. Tra queste donne, ci fu Trotula de Ruggiero (XI secolo), un’insegnante, il cui interesse principale era quello di alleviare la sofferenza delle donne.
Fu autrice di molte opere mediche, la più importante è il De Passionibus Mulierum Curandarum (sulle malattie delle donne), conosciuto anche come Trotula Maggiore. Un altro lavoro di rilievo, scritto da Trotula fu il De Ornatu Mulierum (circa i cosmetici femminili), noto anche come Trotula Minor, in cui lei insegna alle donne come conservare e migliorare la loro bellezza e il trattamento di malattie della pelle, attraverso una serie di precetti, consigli e rimedi naturali; dà lezioni di make-up, suggerisce il modo di alleviare le rughe, di togliere gonfiori dal viso e dagli occhi, di rimuovere i peli superflui dal corpo, di schiarire la pelle, di nascondere macchie e lentiggini, di come lavare i denti e portare via l’alito cattivo, di come trattare i capelli, le labbra e le gengive.
Pertanto fornisce indicazioni per come realizzare e utilizzare unguento, con l’utilizzo di erbe medicamentose per il viso ed i capelli e dispensa consigli su come migliorare la salute attraverso bagni di vapore e massaggi.
Questo era un aspetto ricorrente nei suoi testi: secondo Trotula la bellezza delle donne ha a che fare con la filosofia della natura, alla quale la sua scienza medica si ispira: la bellezza è il segno di un corpo sano e in armonia con l’universo!
Una leggenda narra che la fondazione della scuola medica di Salerno cominciò con l’occasionale incontro tra i quattro maestri: Helinus l’ebreo, Pontus il greco, l’arabo Adela e il latino Salernus.
L’incontro delle loro differenti culture avrebbe portato a Salerno ad un apprendimento della scienza medica, derivante dal confronto e dalla sintesi di queste diverse esperienze.
Molti di questi contributi culturali sarebbero entrati in sinergia tra loro e avrebbero dato origine alla Scuola Medica di Salerno intorno al 900 d.C. Nell’ XI secolo, attraverso l’impulso dato da Alfano I (morto nel 1085 ), arcivescovo di Salerno e Costantino l’Africano, Salerno si fregiò del titolo di ‘Città di Ippocrate’ (Hippocratica Civitas o Hippocratica Urbs ). Persone provenienti da tutto il mondo accorsero alla ‘Schola Salerni’ , sia perchè malati, con la speranza di guarire, sia studenti per imparare la scienza della medicina. La sua fama attraversò ben presto i confini dell’Italia, come dimostrato dai manoscritti salernitani, conservati nelle biblioteche di molti paesi europei e da testimonianze storiche.
È interessante ricordare che a Salerno c’era, su una collinetta del litorale della città, il più antico giardino botanico d’Europa, i Giardini di Minerva, nel quale era possibile piantare ogni tipo di erba in grado di trattare la maggior parte delle malattie note a quel tempo.
Molto insolito era il fatto che fossero ammesse a studiare a questa scuola le donne!!!
Della scuola medica di Salerno restano famosi i libri di testo di anatomia, l’insistenza sulla certificazione e sulla formazione per medici, l’applicazione del pensiero investigativo e deduttivo in medicina.
Il primo medico docente donna della scuola fu Trotula de Ruggiero. Il suo trattato De Passionibus Mulierium Curandarum, fu pubblicato nel 1100 ed è stato un testo di rilievo fino a quando non fu operata la prima revisione significativa agli inizi del 1600. Molte delle importanti considerazioni anatomiche e chirurgiche derivarono direttamente e indirettamente dal lavoro della donna medico di Salerno.
A differenza delle molte altre opere del periodo, le sue cure raramente comteplano preghiere, incantesimi, nozioni di astrologia o pratiche superstiziose. Trotula era sposata con un medico di nome John Platearius. Ebbero due figli, Matteo e Giovanni, che divennero anche loro apprezzati medici. Durante la vita, Trotula fu insignita del nome di Magistra Mulier Sapiens (L’insegnante donna saggia). La sua reputazione era molto alta nel Medioevo, giacchè il suo nome è stato citato anche in ” The Canterbury Tales ” di Geoffrey Chaucer (1388-1400)! Nella prima metà del XIX secolo fu, persino, coniata una preziosa medaglia di bronzo in suo onore!
Io e Trotula
Trovare in pieno Medioevo una donna che sfida la misoginia scientifica del suo tempo, che faceva considerare le donne inferiori anche per la diversa anatomia e fisiologia, al punto tale che la maggior parte dei medici non le visitava approfonditamente (nemmeno aveva accesso alla stanza del travaglio e neppure presenziava al parto, considerato “affare di donne”) ha del prodigioso!!!
A Trotula, dunque, va ascritto anche il merito di aver offerto ai medici ignoranti, che lasciavano le donne alle terapie delle altre donne, offrendo cure solo all’altro sesso, utili insegnamenti, sulla natura delle donne, così come troviamo nelle significative parole di un anonimo autore francese del XIII secolo:
«In primo luogo vi dico che una donna filosofa di nome Trotula – che visse a lungo e che fu in gioventù assai bella e dalla quale i medici ignoranti traggono grande autorità e utili insegnamenti – ci svela una parte della natura delle donne. Una parte può svelarla come la provava in sé, l’altra parte perché a lei donna, tutte le donne rivelavano più volentieri che non a un uomo ogni loro segreto pensiero e le aprivano la loro natura». (Placide et Timeo, ed. A. Thomasset, Ginevra 1980).