Si conclude l’ottava edizione del Mediterraneo Antirazzista Napoli a Scampia.
Ogni anno il Mediterraneo Antirazzista percorre le strade di Scampia con una carovana antirazzista cittadina composta prevalentemente da giovani, bambine e bambini.
In un momento storico in cui si fomenta l’odio e l’ostilità verso le differenze, e la guerra tra “i poveri” alla cui regia ci sono i potenti, a Scampia in questa tre giorni, arriva forte e chiara una risposta proprio da loro, “dai piccoli”. Sono giunt* da ogni quartiere, attraversando la città a piedi, con autobus e metropolitane. Non è inconsueto che in un rione si disputino dei tornei autogestiti, allora perché, fare tanta strada?
Per dire no al razzismo! No ai confini di ogni sorta!
E’ così che il passo di un* bambin* da Montesanto, dal Rione Sanità, da Bagnoli, da Soccavo, o dalle Vele fino ai campi di Via Fratelli Cervi e del parco Corto Maltese diventano i passi un* gigante che reclama il diritto ad un mondo senza barriere.
Così come i passi dei ragazzi e delle ragazze del centro diurno Gatta Blu, che bambin* non sono, e che quotidianamente lottano contro le barriere di chi osserva il mondo attraverso un’unica prospettiva, quella di una pseudo “normalità”. La Gatta Blu all’interno di questa rassegna antirazzista a Scampia, conduce i tornei di biliardino, aggrega, realizza le medaglie in terracotta interamente fatte a mano, e molto altro.
Tutte e tutti abbiamo diritto a muoverci e a radicarci nel mondo e a non essere esclus* o respint*.
Contro un mondo che disumanizza, neutralizza, che ci vuole cinici, da Scampia anche quest’anno il messaggio è forte e chiaro: RESTIAMO UMANI. Questo messaggio arriva forte dalla squadra di calcio femminile di Scampia che tutti i giorni si batte per un calcio anti-sessista e contro il machismo di cui questo sport purtroppo è saturo, dalla squadra dei bambini rom che tutti i giorni lottano conto lo zinganismo, dalle squadre dei richiedenti asilo che lottano per la conquista della cittadinanza, la squadra degli studenti che reclamano spazi di socialità in tutti i quartieri della città, dal tredicenne Mitat che dopo aver discusso la sua tesina di terza media sul tema del nazismo e la deportazione di ebrei e rom, indossa le scarpette e corre verso i campi del Mediterraneo Antirazzista, dalle anziane e dagli anziani della comunità che nonostante “i tempi che corrono” non si arrendono ad un mondo che esclude e stigmatizza.