Dream Team – Donne in Rete per la Ri-Vitalizzazione Urbana, nata nel gennaio 2009 a Scampia, è una rete di associazioni, socie ordinarie e cooperative che operano volontariamente per la valorizzazione, il potenziamento e lo sviluppo professionale delle donne. La presidente Patrizia Palumbo ci racconta cosa significa essere donne in aree urbane che versano in particolare condizioni di degrado sociale e ambientale, come Scampia.
Come opera Dream Team?
Il nostro sportello antiviolenza (ndr. che dal 2013 rientra nella rete interistituzionale antiviolenza del comune di Napoli) segue le linee guida della convenzione di Istanbul e si avvale di professioniste che mettono a disposizione il loro lavoro volontariamente; l’iter classico seguito dalle donne che ci chiedono aiuto è l’ascolto psicologico, l’accompagnamento legale, l’orientamento lavorativo.
Ma prima di tutto, visto che la cosa più difficile è avvicinare le donne vittime di violenza, abbiamo creato una serie di occasioni di accoglienza per tutte le donne di Scampia: corsi di yoga, di arti manuali, cake design, cucito. Inoltre offriamo il percorso “Ben essere donna” tenuto dalla psicologa della Asl Na1 Elena De Rosa sulla cura per se stesse. In questo modo si crea un’atmosfera in cui le donne si sentono al sicuro e possono confidarsi.
Le donne che seguite riescono a uscire fuori dal contesto violento?
Con lo sportello abbiamo seguito 200-300 donne. Spesso le storie si concludono bene altre volte no. Noi accompagniamo le vittime in tutte le fasi della fuoriuscita dal contesto violento, dall’ascolto psicologico, alla denuncia, alla ricerca di un lavoro. Ma talvolta ci sentiamo impotenti poiché non riusciamo a garantire percorsi di inserimento lavorativo a lungo termine e prima di tutto un luogo protetto. Il Comune di Napoli ha lanciato un bando per creare una lista di case famiglia accreditate che accolgano le donne vittime di violenza e noi non vediamo l’ora che venga espletato. Infatti alcune donne temendo di finire per strada restano in casa con il compagno violento. Una storia che mi ha colpito molto è quella di una donna con un bambino piccolo che non ha voluto denunciare le botte subite pensando che il figlio avrebbe perso il padre. Bisogna lavorare molto sullo sviluppo di una cultura di genere sia con le donne che con gli uomini, dall’infanzia, perciò stiamo entrando nelle scuole con progetti sulle pari opportunità e l’educazione ai sentimenti.
Le donne di Scampia hanno problematiche particolari rispetto alle altre?
Abbiamo spesso lavorato in rete e ci siamo confrontate con le associazioni di promozione femminile Kassandre di Ponticelli e Maddalena di Pianura. Concordiamo nel credere che la periferia si somiglia tutta e i disagi delle donne sono simili: il degrado, la mancanza di lavoro, l’insicurezza e il fatto di non avere luoghi protetti dove andare o lasciare i propri bambini. Un bel progetto, fondamentale in un luogo periferico come Scampia, è “la stanza di alice” che abbiamo realizzato in collaborazione con il commissariato di Scampia. Prima le donne che andavano a denunciare violenze subite portavano con se i bambini che, già traumatizzati, erano costretti ad ascoltare ulteriori particolari delle vicende subite dalla madre. Così abbiamo creato nel commissariato una stanza incantata con disegni e giochi in cui i bambini possono giocare e distrarsi mentre la madre sporge denuncia.
Ma c’è anche un altro progetto ambizioso nato ultimamente…
Grazie al progetto “Valorizziamo Scampia” abbiamo creato la squadra femminile di calcio “Dream Team Arciscampia” in sinergia con la Scuola di Calcio Arciscampia per bambine e ragazze dai 10 a 20 anni. Ci siamo rese conto che le famiglie povere a Scampia fanno sacrifici per far seguire la scuola di calcio ai figli maschi, ma non alle femmine. L’idea di creare una squadra femminile di calcio mi è venuta un giorno che una donna mi ha detto della figlia, una ragazzina delle Medie, non andava più a scuola e trascorreva il tempo a chattare. “L’unica cosa che le piace è il calcio” mi disse. Così parlai alla ragazza e le dissi: “Se realizzo il tuo sogno poi andrai a scuola?” Così è stato e, a partire da quella ragazzina, tante altre si sono iscritte. L’anno prossimo le squadre femminili saranno due.
La Scampia che descrive sembra diversa da quella rappresentata nella fiction Gomorra.
Gomorra è storia passata. La camorra è ovunque al sud come al nord. A Scampia vivo da 38 anni e la vedo cambiata, c’è una grande voglia di riscatto e l’impegno di singoli e associazioni sta portando la bellezza nel quartiere. Penso all’abbattimento delle vele, al grande lavoro svolto dal commissariato in questi anni, ai progetti di recupero come “Valorizziamo Scampia”. Il quartiere è migliorato visivamente: sono state create aiuole bellissime e un corridoio delle farfalle. L’impegno di tutti deve essere la manutenzione ordinaria, la coscienza civica, la nostra terra la dobbiamo amare. Ora che sono diventata nonna ancora più penso “cosa gli stiamo lasciando”.
Grazie ad Alessandra Del Giudice per aver dedicato questo spazio alla nostra associazione. L’articolo è a sua firma ed è tratto da Napoli Città Sociale.